Da “Mio nonno fa le nuvole rosa” al disegno dei volti
Gli albi illustrati fanno parte della mia quotidianità, a scuola e a casa.
Amo leggere e mi piace molto la lettura ad alta voce. Adoro la condivisione delle storie: la voce inizia a tessere la sua narrazione, l’ascolto diventa profondo e nascono senso e bellezza.
Martedì scorso ho e abbiamo vissuto una lettura ad alta voce diversa da tutte le altre:ho proposto il mio albo alle due prime elementari di Agno. Prima di quel momento non ho voluto farlo per nessuno, eccetto che per mio figlio. Leggere qualcosa che hai scritto tu e che parla di te e della tua famiglia è come aprire una finestra dentro il cuore: ci vuole il coraggio di guardarci dentro e non è davvero possibile condividere quest’esperienza con chiunque.Martedì, a scuola, è stato un momento unico ed emozionante per tutti e tutte coloro che l’hanno vissuto; probabilmente lo è stato perché era arrivato il momento di farlo.
Non l’avevo ancora proposto per due motivi: i contenuti che il mio albo propone non permettono una lettura “alla leggera” e non credo che averlo scritto io sia un pretesto sufficiente per proporlo alla mia classe (e a quella parallela, con la quale condivido tutto).
Martedì è stato perfetto perché c’erano Marta, la mia “metà” lavorativa, e Lisa, che all’albo ha dato le immagini, un’identità e i colori.
Insieme abbiamo potuto raccontare il percorso che dalla storia ci ha condotto alla nostra conoscenza, alla conseguente vicinanza, e alla nascita dell’oggetto libro.
Dopo aver sviscerato i segreti dell’illustrazione in generale e di quella del mio albo nello specifico, non leggere la storia sarebbe stato sbagliato.
E così ho letto. Ed è stato bellissimo.
Non bisogna avere troppa paura di mettere in circolo un po’ d’emozione, un po’ d’amore che prende l’abito di una voce che trema, ma resta autentica perché conosce troppo bene il messaggio che vuole trasmettere.
maestra Sofia